Se non si capisce un dato di fatto banale, diventa difficile anche spiegare l’evidenza.
Ci provo:
- è evidente il caos organizzativo che regna in ATS (Azienda di Tutela della Salute);
- è evidente il disegno sanitariocentrico di riorganizzazione dei servizi, con i due Hub del nord e del sud che attraggono personale e servizi e con la periferia che vede accrescere le sue difficoltà ad erogare servizi se non a conservarli;
- è evidente che sono trascorsi 4 mesi da quando sono state promesse le assunzioni e che è verosimile che passerà anche l’estate prima che si provveda (e intanto aumentano i disagi e si chiudono i servizi);
- è evidente che la riduzione del personale mette a rischio i servizi;
- è evidente che la nascita dell’ATS si è basata su supposizioni semplicistiche e con una politica di accorpamento che non ha tenuto conto delle relazioni dinamiche tra l’organizzazione e il suo contesto, e meno che mai tra l’organizzazione e il personale che opera all’interno di essa, con scarse evidenze scientifiche di beneficio nella performance e nella economicità ricercata;
- è evidente che l’ATS prevede un Direttore Generale che TUTTO decide in prima persona e che la struttura dirigenziale “di mezzo” (oggetto di nostri emendamenti, non accolti, che ne rafforzavano le competenze per una gestione più efficace e decisionale della periferia produttiva) svolge compiti di facilitazione tra centro e periferia;
- è evidente che chiedere le dimissioni di un anello debole della catena non risolverà il problema;
- è evidente che la importante funzione dei sindacati deve essere rivolta alla tutela degli interessi dei lavoratori ed è altrettanto evidente che se 28 (supponiamo anche siano 25) tra direttori di servizio e di struttura si dissociano dall’obiettivo puntato riconoscendo impegno costante e competenza, allora qualche domanda si deve porre (e per favore non buttiamola sempre sul complotto) ed è altrettanto evidente che forse qualche riflessione in più da parte dei sindacalisti sarebbe servita.
Non voglio scontrarmi con nessuna forza politica o sindacale su questi argomenti, abbassiamo il livello di conflittualità finalizzata ad interessi del singolo; vorrei solo trovare alleati per combattere assieme una battaglia contro una sanità che non funziona, che nega i presidi ai diabetici, che non applica la legge sul dolore, che ridimensiona i servizi di oncologia, che non assume il personale sanitario necessario e per difendere gli interessi dei sardi a curarsi meglio e a soddisfare il bisogno di salute in tutto il territorio sardo.
Uniti vinceremo e riusciremo a cambiare quello che non funziona e che è palesemente scorretto.
Augusto Cherchi, Consigliere del Partito dei Sardi, Componente della Commissione sanità