di Paolo Maninchedda
Ieri hanno lavorato moltissimo gli psichiatri che assistono quotidianamente gli uomini politici sardi.
Vi era una grande confusione ma non se ne capiva il perché, per cui tutti sono stati messi sul lettino a raccontare i propri sogni e la propria infanzia, a spiegare perché ci si è rimasti male quando la prima della classe ha baciato il più stronzo anziché il migliore, a cercare di capire perché appena si è diventati più grandi si è scelto di evolversi temporaneamente in stronzi pur di baciare una tra le più belle della classe ecc. ecc.. Ma nonostante questa profonda azione di scandaglio gonado-spirituale non se ne è capito nulla.
I temi in campo sono semplici.
Pigliaru è presidente perché lo ha eletto il popolo, non perché si è imposto a qualcuno. Chi lo volesse sostituire, dovrebbe candidarsi.
La sconfitta elettorale alle recenti amministrative ha ragioni così profonde che necessita di un capro espiatorio (la Giunta) per essere esorcizzata senza troppi danni. La Giunta non ha vocazioni masochistiche e quindi non vuole espiare per conto terzi.
Sono urgenti alcune scelte di sistema su cui non si sa bene che cosa pensino i partiti ma lo si saprà a brevissimo, non appena la Giunta farà le proposte su riforma sanitaria, riforma della Giunta, energia, rifiuti, enti locali, urbanistica, piano paesaggistico e trasporti.
Nel frattempo, il debito pubblico della Repubblica italiana sta crescendo e, guarda un po’, cresce a Roma, non nelle Regioni, ma nei ministeri. La lunga marcia di delegittimazione delle Regioni ha portato a un nuovo centralismo inefficiente e costoso che verrà fatto pagare ai bilanci regionali.
Nel frattempo lo Stato regala il monopolio dei trasporti marittimi da e per la Sardegna.
Nel frattempo lo Stato impone norme sul mercato elettrico penalizzanti per la Sardegna.
Nel frattempo lo Stato avvia alla bancarotta le Province e scarica gli oneri finanziari sulle Regioni.
Nel frattempo lo Stato mantiene in piedi, intatte, le servitù militari.
Nel frattempo lo Stato mantiene una fiscalità oppressiva e inadeguata per la Sardegna che impedisce l’accumulazione di capitale.
Nel frattempo Lo Stato trattiene per sé 600 milioni di tasse pagate dai sardi e non riversate ai sardi.
Nel frattempo lo Stato si avvia a finanziare la mitigazione del rischio idrogeologico di Olbia e non di Cagliari (ma noi ce lo aspettavamo e ci siamo un po’ protetti col Por).
Come è possibile sopravvivere in questo quadro di slealtà di Stato?
Occorre avere un’idea forte e un soggetto politico forte che la interpreti.
L’idea è fare lo Stato sardo, cioè ciò che mai in Sardegna è stato fatto, ossia un ordinamento dei poteri e dei diritti/doveri equo, semplice e efficiente. Per farlo serve il Partito della Nazione Sarda.
Con grandi idee, tutte le ambizioni si compongono, da quelle presidenziali a quelle assessoriali.
In assenza di grandi idee, riprendono il sopravvento gli incubi gonado-spirituali, i piccoli agguati dei pirati fluviali, le sveltine pluto-proto-ideologiche, i ritiri spirituali con assoluzioni, pentimenti e penitenze.