C’era bisogno di questa patetica ammuina per rendersi conto che, a bocca di finanziaria, il nostro interesse a sterilizzare gli accantonamenti cozzasse inevitabilmente con quelli, opposti, del governo di Roma?
Se gli accantonamenti del 2017 che ci hanno fatto gridare allo scandalo, “pesavano” circa 3.9 miliardi, quelli del 2018 peseranno quasi 5 miliardi e mezzo, con un aggravio per la Sardegna di ulteriori 152 milioni.
Cosa dovevamo, quindi, aspettarci da un governo (è vero) geneticamente sordo ma che sugli accantonamenti è forte di un recente via libera della Corte costituzionale?
Cosa ci aspettavamo da chi ritiene di essere nel pieno della legittimità e che, anzi, bolla gli altri come sleali?
Ricordiamoci che la sentenza 154/2017 della Corte costituzionale ha sancito la legittimità delle norme statali che vincolano i bilanci regionali ad accantonamenti crescenti per il triennio 2017/19 e che ha addirittura bollato come sleali quelle regioni (come la Sardegna) che non hanno partecipato né alla discussione né alla ratifica degli accordi bilaterali con lo Stato.
Di fronte ad un quadro così definito cosa potevamo attenderci se non un garbato invito a riprendere la via del rientro?
Ora, essendo abbondantemente certificato che il governo non voglia muovere un passo in più rispetto al consentito, resta da interrogarsi su come interpretare questo momento. Non vedo altre opzioni: o si alza clamorosamente il tiro o si china il capo.
Escludo la seconda.
Gianfranco Congiu
Capogruppo PdS nel Parlamento Sardo