
Dopo aver fatto il nostro dovere di solidarietà e di impegno per l’Ucraina (e sottolineo dopo), possiamo ritrovare in questi giorni un po’ di conforto nell’immersione nello spirito (anche chi pensa di non averlo, ce l’ha), cioè in quel luogo senza spazio né tempo che la mente può percorrere se si denuda, se sa guardarsi allo specchio senza avere paura. Si può così sperimentare come si possa lasciare se stessi su una panchina ad attendere e nel frattempo percorrere profondità immateriali che confortano e che, per paradossale e incredibile possa sembrare, aiutano l’umanità intera a ritrovarsi. […]
Piccola automotivazione a non cedere allo sconforto della guerra […]